top of page

Artemisia Gentileschi

OPERE

Giuditta che decapita Oloferne (Napoli)
Autoritratto come allegoria della Pittura (Londra)
Susanna e i vecchioni (Castello di Weißenstein)
Giuditta con la sua ancella (Firenze)
Autoritratto come santa Caterina d’Alessandria (Londra)

BIOGRAFIA

Primogenita di sei figli, Artemisia Gentileschi nacque a Roma l’8 luglio 1593 dal noto pittore caravaggesco Orazio Gentileschi e da Prudenzia Montone. A causa della morte della madre nel 1605 Artemisia si avvicinò sempre di più al padre. Durante la sua gioventù molte furono i celebri artisti che frequentarono la bottega di Orazio, tra cui Caravaggio. Sin da subito Artemisia mostrò le sue doti da artista. Ella iniziò ben presto ad aiutare il padre, nonché a produrre le sue prime opere. Nel 1611, dunque, il padre decise di assegnarla alla guida del pittore e collaboratore Agostino Tassi. Quest’ultimo era un pittore molto capace, specializzato nella prospettiva, ma anche un uomo coinvolto in molti omicidi e vicende di tipo giudiziario. Fu infatti nello stesso anno che, dopo molti approcci di diverso tipo rifiutati dalla ragazza, il signor Tassi, la violentò. A ciò seguette un processo avviato nel 1612, che durò 7 mesi e da cui l’uomo, appoggiato da papa Innocenzo X, uscì indenne.

Simon_Vouet_-_Portrait_of_Artemisia_Gentileschi_1623-1626_-_(MeisterDrucke-1194101).jpg

Per Artemisia fu un duro colpo ma nonostante questo, il padre Orazio riuscì a trovargli un marito: Pierantonio Stiattesi, noto pittore fiorentino, 10 anni più grande della ragazza. Date le circostanze Artemisia e il marito si trasferirono, per non infangare il nome della famiglia, a Firenze. Qui Artemisia conosce molti uomini importanti tra cui Galileo Galilei e Michelangelo Buonarroti. Cerca inoltre di mantenere i contatti col padre ma ottiene solo l’autorizzazione per iscriversi all’Accademia delle Arti del Disegno. Lo stile di Artemisia segue le orme del padre (caravaggesco), ma rispetto a quello dell’uomo, quello di Artemisia è più drammatico. Ella cerca inoltre di rappresentare, non tanto la vendetta della donna contro l’uomo bensì, la ricerca della giustizia da parte di una donna. Nel 1616 all’interno dell’ Accademia delle Arti del Disegno, realizza “Giuditta e Oloferne", quadro riprodotto da molti pittori ma di cui ispirazione è quello di Caravaggio. Durante la sua vita Artemisia viaggia molto e oltre a ciò ha dei figli. Tra il 1652 e il 1653 muore a Napoli.

155016167-4d461c3c-a43c-49fb-bb0a-704314461ba6.jpg

GIUDITTA E OLOFERNE

Artemisia Gentileschi
Judit_decapitando_a_Holofernes,_por_Artemisia_Gentileschi.jpg
Caravaggio
1280px-Judith_Beheading_Holofernes_-_Caravaggio.jpg

CONFRONTO

Artemisia Gentileschi
Caravaggio

146 cm *108 cm (sviluppo orizzontale).

145 cm*195 cm (sviluppo verticale).

Misure

​Colori

​Intensi e vividi soprattutto nei vestiti ma anche negli schizzi di sangue.

​Tenui sui vestiti delle donne e più accesi nella figura dell’uomo, nonché nella coperta.

Dettagli sangue

​Gli schizzi di sangue sono molti e realistici, di un rosso molto simile al colore del vero sangue.

​Gli schizzi di sangue sono pochi e di un colore abbastanza lontano dalla realtà.

Giuditta e ancella

​Le due donne sono entrambe occupate nella decapitazione dell’uomo in modo molto determinato senza disgusto o pentimento negli occhi.

​La donna più anziana osserva la giovane pia, che disgustata porta a termine il compito datole da Dio

​Oloferne

​Cerca di opporsi al suo destino afferrando la donna, che non lo sta decapitando, dal vestito.

​Si arrende al suo destino senza opporre direttamente resistenza.

bottom of page