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La condizione delle donne in Afghanistan

Da moltissimi anni la situazione politica dell’Afghanistan è molto mutevole, a causa delle numerose figure politiche che si sono susseguite al governo. Questo fattore ha avuto grandi ripercussioni su tutta la popolazione, ma soprattutto sulle donne.

 

1933-1973:Quando il sovrano Mohammed Zahir Shah riuscì ad ottenere potere, cercò ristabilire i diritti delle donne che in passato erano stati aboliti. Sotto il suo governo, infatti, alle donne era stato concesso di partecipare attivamente alla vita politica dello stato, votando e candidandosi a cariche di una certa importanza all’interno del governo afghano; potevano decidere di indossare ciò che più preferivano a partire dalle minigonne a finire con i pantaloni attillati, e di non indossare il velo. Avevano inoltre il diritto di tornare a studiare insieme agli altri compagni maschi, all’interno delle scuole pubbliche; ma anche di lavorare fuori casa e gestire imprese industriali.​

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1973-1978: Nel 1973 in seguito al colpo di Stato organizzato dal cugino di Zahir Shah, Mohammed Daud Khan, mentre il regnante era fuori dall’Afghanistan per questioni di salute, l’ex primo ministro instaurò un regime repubblicano e ribattezzò l’Afghanistan e "Repubblica dell’Afghanistan”. Il dittatore, aveva l’obiettivo di modernizzare lo stato e renderlo più simile agli stati occidentali, non mantenne, tuttavia, le promesse di liberalizzazione della vita politica, né gli riuscì di migliorarne le condizioni economico-sociali. Le conseguenze di questa decisione non si ripercossero solo sulle donne, ma su tutta la popolazione. Questo perché insieme all’annullamento del potere della Costituzione, il dittatore abolì qualsiasi libertà di espressione e con ciò anche quella di manifestazione .

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1978-1992: Il regime repubblicano di Khan però non durò molto a causa di un colpo di Stato organizzato dal partito socialista filo-comunista afghano durante il quale il dittatore venne assassinato e prese il potere il leader del partito, Taraki. Con principi marxisti-leninisti il PDPA (Partito Democratico del Popolo dell'Afghanistan), finanziato da Mosca, decise di mettere in atto un programma di riforma socialista. Alcune delle tradizioni afghane vennero abolite: alle donne non era concesso indossare il burqa e gli uomini non potevano tenere la barba lunga. Le bambine invece poterono tornare a scuola e non furono più oggetto di scambio per i matrimoni combinati. La religione islamica non venne in alcun modo danneggiata. Inoltre vennero create numerose infrastrutture scolastiche nelle zone rurali, per far sì che le nuove generazioni fossero alfabetizzate, e anche molti edifici a scopo sanitario. Nel 1979 i russi che erano giunti in Afghanistan si ritirarono. Il governo americano allora decise di far sentire la sua presenza e appoggiò la Resistenza anti-sovietica dei mujaheddin ponendo Gulbuddin Hekmatyar, anti-sovietico noto per la crudeltà con cui sfigurava le donne afghane (anche utilizzando l’acido), a capo della guerriglia contro il PDPA. La guerriglia tra i sovietici e i mujaheddin afghani, uno dei tanti capitoli della Guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica, si concluse con il ritiro dell'Armata Rossa dal paese.

1992-1996:Tra il 1992 e il 1996 si susseguirono alcuni capi di Stato. La situazione per le donne rimase invariata, ma tutto cambiò quando nel 1996 i talebani misero in fuga il presidente Burhanuddin Rabbani.1996-2001:Dopo aver deposto il presidente i talebani avevano il controllo su più del 75% del territorio afghano. Sotto i talebani le donne non avevano alcun diritto: venne vietato loro di lavorare e alle bambine di andare a scuola; per questa ragione vennero istituite alcune scuole segrete, in cui le bambine studiavano a casa con donne e insegnanti adulte. Inoltre per uscire avevano l’obbligo di indossare il burqa e di essere accompagnate da un altro componente della famiglia (preferibilmente maschio). Non avevano alcun diritto di espressione e molte delle donne che si opposero al governo talebano, vennero uccise brutalmente ed i corpi esposti in luoghi pubblici, come monito alle altre donne.

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2001-2021: In seguito all’attentato alle torri gemelle, gli americani contrattaccarono per rovesciare il governo talebano. Un nuovo governo venne installato nel dicembre 2001 a Kabul, con una forza di pace internazionale per mantenere la sicurezza. Il regime talebano finì nel dicembre 2001 con la fuga del gruppo da Kandahar. Durante questi anni l'Afghanistan attraversò un lungo periodo che venne utilizzato per ristabilire l’ordine. Vennero ricostruiti numerosi palazzi e le scuole vennero riaperte anche per le ragazze. Venne concesso alle donne di spostarsi liberamente e di tornare a lavorare; il diritto al voto e alla partecipazione politica venne ristabilito.

Dal 2021 ad OGGI: In seguito alla ritirata degli americani dal territorio afghano, salirono nuovamente al potere i talebani. Oggi i diritti di una donna in Afghanistan sono praticamente nulli: non hanno alcun tipo di accesso alla vita politica, non possono andare a scuola o lavorare. Sono costrette ad indossare il burqa e a spostarsi accompagnate da un uomo. Sin da piccole viene insegnato loro ad essere delle brave padrone di casa e in giovane età vengono promesse spose a uomini molto più grandi di loro e talvolta anche parenti. In media una donna in Afghanistan ha sei figli e circa il 95% dei casi di suicidio sono di donne. La causa maggiore è la violenza a cui vengono sottoposte dai propri mariti sia fisica, sessuale, che psicologica. Molto spesso le bambine vengono date in spose con gioia dalle proprie famiglie, perché considerate un peso.

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